PROGETTO VOLONTA' DIVISA
DIARIO DI BORDO

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di Elisa Emiliani e Debora Leonardi
Emiliani - Leonardi - La Volontà Divisa

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fotografie della serata del 13/12/11 presso la Sala Espace
con Vito Ferro & Ombre e Lo Zoo degli Unni

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fotografie delle serate del 21, 28 e 29 dicembre 2011 presso il Rainbow, Torino

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fotografie della serata del 15/02/2012 presso HoChiMinh, a Pistoria


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5 marzo 2012

Un report di alcuni aspetti importanti nati dall'ultima riunione di tutto lo staff del progetto Volontà Divisa:

1 - La riunione è stata condivisa (con-divisa) in streaming su P-Ars Channel. Perchè questo? La risposta a questa domanda è già insita nel dna del progetto stesso, che vuole fare della condivisione delle esperienze e delle competenze il suo punto di forza. Non solo lo spettacolo è aperto, secondo le modalità che abbiamo già espresso precedentemente, al contributo di operatori e pubblico, ma anche la sua stessa fase progettuale. Consentire agli "esterni" di partecipare ad una riunione organizzativa della compagnia, e anzi facilitare la partecipazione a questa occasione usando il mezzo della diretta web, risponde alle seguenti necessità:

1a - mettere a conoscenza il pubblico di come funziona questa fase di uno spettacolo, permettergli di vedere non solo il dietro-le-quinte di una produzione teatrale ma anche la parte puramente gestionale e organizzativa della compagnia stessa.

1b - consentire ad eventuali interessati di venire a conoscenza dei successivi passi della compagnia, e di poter scegliere, se stimolati dall'iniziativa, di partecipare con il loro contributo.

1c - condividere con gli operatori e con le altre compagnie, in un ambiente non competitivo bensì cooperativo, la conoscenza tecnica e organizzativa della compagnia stessa: una sorta di segnale distensivo e cooperativo; data l'attuale situazione culturale disastrosa, che spesso si autoalimenta con tutta una serie di comportamenti derivanti dalla vecchia scuola di gestione e organizzazione che, oggi, non risponde più a criteri di efficacia. Sono necessari nuovi modelli.

2 - le precedenti esperienze di tournée formativa al Rainbow di Torino, all'HoChiMinh di Pistoria e a RadiceTimbrica di Legnano sono state molto positive; siamo stati accolti bene nelle varie sedi, e abbiamo riportato a casa impressioni e idee che ci sono state offerte dagli operatori e dal pubblico che ha assistito alle tappe di questa prima parte dello spettacolo. Così si può evolvere una rappresentazione: partendo dal presupposto che nessuno può bastare a se stesso, e che per ogni progetto "indogeno" c'è sempre un punto di stallo, naturale, dato dalle caratteristiche stesse del progetto, è necessario per progredire un'apertura a contributi "esogeni" che vedano problemi e opportunità da un punto di vista nuovo e non ancora considerato.

3 - Per la data di Casale Monferrato, si è prospettata la possibilità di muoversi in questo modo:

3a - collaborare con i gestori del Pantagruel per diffondere notizia, girando loro tutto il materiale necessario

3b - mappare e contattare operatori e compagnie residenti a Casale Monferrato per invitarli ad assistere allo spettacolo, e sollecitando la loro partecipazione attiva con opinioni e consigli

3c - verificare con i gestori dello spazio tutta la parte tecnica necessaria, considerando se non sia possibile integrarla, in caso di mancanze, con attrezzistica da noi procurata e trasportata in loco.

4 - è stato prospettata una nuova bozza di calendario iniziale di prove, con l'inserimento di Nagi Tartamella, per il mese di marzo e aprile:

sabato 10 marzo, al mattino
domenica 11 marzo, al pomeriggio
sabato 17 marzo, al mattino
sabato 24 marzo, al mattino
domenica 25 marzo, al pomeriggio
sabato 21 aprile, al mattino
domenica 22 aprile, al pomeriggio

4a - il regista Luca Atzori ha esposto il tipo di lavoro che vorrebbe provare con Nagi Tartamella, proprio partendo da tutta una serie di evidenze e considerazioni a proposito del monologo di Emilio Bonelli che sono sorte dalla tournèe.

4b - in occasione di queste date, non appena confermate, ci muoveremo invitando per ciascuna data un operatore oppure un attore di altre compagnie esterne, invitandolo alle prove e chiedendo una sua impressione in merito.

4c - nel caso in cui si arrivi ad una prima forma di proposta di spettacolo con la nuova figura di Nagi, già alla data di Casale Monferrato verrà proposto questo primo studio di rappresentazione.

5 - dal 15 aprile inizierà tutta la fase di promozione e pubblicità dello spettacolo, ma il punto della situazione in merito verrà studiato e messo in calendario alla fine di marzo, quando avremo completato la raccolta del nuovo materiale prodotto.

6 - a proposito del progetto parallelo di integrare la ricerca scientifica sull'argomento dei neuroni specchio, e presentare al pubblico uno studio di come agiscano i neuroni specchio durante una rappresentazione teatrale, in questi giorni ci muoveremo partecipando al convegno sulle cellule staminali, presso Palazzo Nuovo - Aula 3, e cercando altre collaborazioni e possibilità di accesso agli strumenti necessari per misurare l'attività cerebrale con gli esperti del settore presenti a questa occasione; inoltre, proveremo a stringere accordi con il contatto proposto da Nagi.

7 - Dalle questioni legate ai neuroni specchio, e a tutte le considerazioni connesse al discorso della volontà e del libero arbitrio, la seconda parte della riunione si è concentrata su aspetti più artistici e registici della rappresentazione. Molti gli spunti e le possibilità, da approfondire e da calare nella realtà dello spettacolo affinchè raggiungano il pubbblico; e cioè, per punti, le questioni riguardanti:

7a - il desiderio del protagonista di sfuggire alle brutture della società così come lui se la rappresenta, in nome di una società ideale irrealizzabile, e le relazioni di amore/odio e di rifiuto/dipendenza che il protagonista instaura con la società stessa;

7b - le considerazioni riguardanti i fenomeni della coscienza, l'autoalimentarsi di un ideale progressivamente sporcato e frustrato dal confronto con la realtà rispetto all'immaginato dal protagonista;

7c - il rimanere fedele a se stesso del protagonista, che pur incolpando la società di non essere in grado di "uscire da se stessa" e vedersi per quella che è, è affetto dallo stesso problema, al quale però non vuole trovare soluzione, avendo egli stesso nell'odio la sua ragione di esistere;

7d - la domanda: se per natura fisiologica il cervello stesso del protagonista funziona su meccanismi di empatia con l'altro portati dai neuroni specchio, perchè odia la società e la rifugge? Questa è la grande "tragedia" del protagonista, che lo trascina come nella poetica greca a doversi confrontare con un fato ineludibile e connaturato, cioè odiare l'umanità ma fare parte di essa per natura fisiologica.

7e - e da questo, le considerazioni legate al perchè lui si senta diverso, cioè le cause del suo odio, e dove è destinato ad andare a concludere la sua esperienza, cioè le soluzioni per uscire da questa sorta di impasse paradossale.

7f - la rappresentazione nel protagonista dell'idealismo portato alle sue più estreme e distruttive conseguenze; e da questo la considerazione che chi ha paura dell'altro, è perchè vede nell'altro la minaccia, cioè è esperto della minaccia stessa, cioè la riconosce in sè e la proietta nell'altro temendone la sua possibile realtà.

7g - le considerazioni a proposito di che cosa abbia fatto "superare il limite" al protagonista, cioè il momento esatto in cui qualcosa, della struttura sociale civile, viene meno e dunque diviene possibile premere il grilletto e uccidere: il principio di onnipotenza legato a questo, e il mondo ideale immaginato dal protagonista che finalmente elimina l'elemento di disturbo dissonante che contamina, sporca questo idealismo. Eliminando l'altro, resta solo l'immagine che noi ci rappresentiamo personalmente dell'altro, vince il mondo del protagonista sul mondo dell'antagonista. Tuttavia, alimentadosi tutta la tragedia del protagonista proprio da un odio che ha bisogno dell'odiato per poter continuare ad esistere, da questo cortocircuito prendono atto tutte le considerazioni esposte nel monologo del protagonista.

7h - per quanto possa sembra riduttivo e forse superficiale, una battuta de "Il cavaliere oscuro" di
Christopher Nolan rappresenta forse al meglio questa posizione paradossale:

http://www.youtube.com/watch?v=qwX4YBYWzEM

"Io non voglio ucciderti… che faccio senza di te? Tu completi me…"


7i - link di approfondimento sul concetto di neuroni specchio applicato alle arti:

http://www.scienzattiva.eu/pagine/panel-di-esperti/luca-bonfanti
http://mag.wired.it/rivista/extra/2011/06/01/come-si-legge-il-pensiero-video.html
http://www.mpiwg-berlin.mpg.de/workshops/en/Neuro-Reality-Check.html
http://www.cultureteatrali.org/bandi-e-opportunita/1010-dialoghi-tra-teatro-e-neuroscienze.html

e gli allegati al seguente report
laboratoire d'imagerie et neurosciences cognitives
teatro e neuroscienze
neuroscienze e ict

8 - a proposito della questione delle interviste, prendiamo accordi con Ilaria Solari per trovare occasioni nelle quali poterle effettuare, riprendendole per poi metterle on-line.

9 - in occasione di queste prove, e con l'inserimento di Nagi, avremo bisogno di nuove soluzioni per quanto riguarda la parte scenografica/costumistica e musicale: mi rivolgo in questo caso nello specifico ad Alessandro De Caro e Monica Petronzi che, naturalmente, possono proporre un'occasione di incontro per discutere solo di questi aspetti.


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13 gennaio 2012 - alcune anticipazioni sullo stato dei lavori...

Si parte con la terza fase del progetto. Regista e attori sono al lavoro su un testo completamente nuovo, ispirato però da quello recitato nelle prime due tappe: verrà raccontato infatti che cosa ha portato il protagonista a pronunciare quel monologo, saranno rappresentati i fatti precedenti e la loro concatenazione completa, non più come valutazione a posteriori da parte del personaggio, ma sul vivo del momento; si sveleranno così i retroscena che il protagonista, dal suo punto di vista, per precisa volontà oppure per impossibilità, non ha raccontato nel monologo stesso.

Si lavora sulle date delle prove; e sulla partnership con gli istituti di neuroscienze per il progetto parallelo di indagine sulla fenomenologia dei neuroni specchio del pubblico presente alle rappresentazioni precedenti. Tutto il materiale verrà poi proposto nelle successive tappe dello spettacolo, per documentare, a latere dei contenuti in scena, che cosa significhi essere spettatori, oggi, di un'azione dal vivo. Si dimostreranno le differenze di reazione neurologica di fronte ad uno schermo televisivo piuttosto che in presenza dell'azione degli attori.

Si rivalutano tutte le parti del progetto: sia il suono che la parte di immagine delle scene e dei costumi saranno ex novo prodotti e calibrati sulla nuova stesura del testo, cercando di non cedere alle gerarchizzazioni tipiche date per scontate che vedono le altre arti solo al servizio dell'azione scenica degli attori, ma come protagonisti paralleli dello spettacolo; le musiche di scena e i costumi non saranno solo decorative rispetto al lavoro degli attori e della regia, ma diventeranno parte integrante del processo produttivo e dello spettacolo stesso, un vero e proprio terzo attore in scena.

Molto tempo e attenzione sono stati dedicati all'analisi delle reazioni del pubblico delle tappe precedenti, sollecitato in modi diversi a seconda delle locations dello spettacolo. L'interesse nei confronti del pubblico non è solo, dunque, retorica atta a riempire la sala, ma parte integrante delle successive produzioni; durante le rappresentazioni, soprattutto presso la sede del Rainbow, la sperimentazione con il pubblico, più o meno coinvolto, ha portato a considerazioni importanti non solo su che cosa rappresentare ma anche su come rappresentarlo. Stesso dicasi per i commenti all'uscita dalla sala, che sono diventati veri e propri dibattiti, piacevoli e costruttivi, in più di un'occasione.





SECONDA TAPPA
Gli uomini bisogna vederli dall'alto.


21, 28 e 29 dicembre 2011, ore 21.00
presso Rainbow, via San Domenico 6, Torino








Nota di critica musicale al testo:

Dopo diversi confronti e letture del testo ho pensato di seguire l'evoluzione del personaggio da quel primo luogo, inaccessibile e oscuro, dove si colloca (la “prospettiva dall'alto”, come dice Paolo Hilbert all'inizio) al momento della resa, della caduta davanti alla Legge... Quale legge?
Si direbbe quella del linguaggio: “Avrei voluto parole che fossero mie”. Non c'è prigione più grande, mi dicevo. Anche nella musica l'ipotesi di un “centro prospettico” da cui guardare il mondo ha prodotto qualche aberrazione: oggi la musica classica è guardata, non senza motivo, come un prodotto consolatorio, una forma ormai superata nel panorama della musica attuale.
Il fatto curioso è che anche Beethoven o Wagner hanno sognato, a modo loro, una “prospettiva dall'alto”: si può dire che l'hanno ottenuta, in un certo senso, ma gli sviluppi della musica successiva sono andati in un'altra direzione: verso l'emancipazione di una differenza - spesso intesa come “rumore”- che non si lascia ridurre ad un principio dominante, all'armonia prestabilita.

Lavorando a questo progetto avevo in mente l'anarchia del protagonista, certo, il suo desiderio sconfinato di libertà. Ma anche certe corrispondenze sonore perché la dissonanza si accompagna spesso all'utopia, alla rivendicazione, alla crisi, al disagio. L'aspetto più difficile da rendere musicalmente, tuttavia, non era tanto la ribellione quanto la contraddizione in cui finisce, il vuoto senza parole nel quale tutto si perde. Diciamo, la verità della contraddizione.
Se avessi spinto la musica verso una dissonanza compiaciuta e “anarchica”, allora, sarei uscito fuori strada. Ci voleva, invece, nell'insieme dei suoni che mimano la freddezza del metallo e l'ossessione, un'ambiguità supplementare: un tema “classico”, accennato all'inizio dai fiati, che presto è sommerso da un alone illusorio: niente si risolve, nulla accade veramente. Questo tema si sente anche alla fine, ma non è più decisivo. Come una nostalgia armonica che sprofonda al centro dell'impotenza di Hilbert.

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Alessandro De Caro



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dal 28 novembre al 13 dicembre 2011, presso Sala Espace, via Mantova 38

In dirittura d'arrivo, regia e attori lavorano alla limatura del testo e alla contestualizzazione del primo spazio dove verrà proposto lo spettacolo, quello della Sala Espace. Si prepara il disegno delle luci, si danno gli ultimi ritocchi agli abiti e agli attrezzi di scena. Sul piano della comunicazione, preparato il materiale promozionale (locandina, tamburini, mappatura e links, file audio e video promozionali) i fronti sui quali P-Ars si muove per la pubblicità sono:

> il contatto diretto: sms, telefonate, ci si pone come obbiettivo quello di raccontare lo spettacolo ad almeno 7 persone al giorno
> le mailing list, divise per segmenti di pubblico: contatti generici, operatori teatrali, istituzioni, media cartacei e web...
> i top twelve sites: si diffonde la notizia dello spettacolo sui primi 20 siti in ordine di importanza presenti sui motori di ricerca

Nel frattempo, si lavora sulle prossime tappe dello spettacolo: una seconda messa in scena coinvolgerà il Rainbow di via san Domenico 6, Torino, a fine dicembre, per una realizzazione teatrale che pone l'accento sull'ambiente e su come questo possa modificare la percezione del testo e dello spettacolo stesso. Si entrerà, cioè, nella casa del protagonista (i locali messi a disposizione dal Rainbow verranno allestiti a tale scopo); e al pubblico verrà data la possibilità, a differenza della prima rappresentazione, di muoversi liberamente nello spazio scenico differentemente dalla prima tappa, durante la quale l'impatto teatrale era solo frontale.


18, 19 e 20 ottobre 2011, ore 10.00 > 13.00, presso BorderLand ex Zoo Parco Michelotti

In continua evoluzione e alla ricerca del taglio migliore da dare alla rappresentazione del testo, le parti sulla scena subiscono una nuova trasformazione: la scelta di simbolizzare metaforicamente due forze contrapposte lascia spazio a nuove possibilità, sempre nell'ottica del contrasto, ma di più facile approccio per il pubblico. La settimana è dedicata più nello specifico al ruolo dell'antagonista, non presente direttamente nel testo originale, ma percepito continuamente come limite alla volontà del protagonista. Si fa il punto di come procedere per mettere in scena il sonoro come "terzo attore", presto saranno pronti i primi riff da spazializzare.



Balza agli occhi tutta l'attualità dei temi narrati: immediato il collegamento con alcuni sanguinosi fatti di cronaca, che vedono uomini decisi a sparare sulla folla per cercare di uccidere il numero maggiore possibile di persone, e tutte le motivazioni dichiarate dagli assassini, poi quelle riportate dai media, poi quelle degli intervistati, e tutta la sequela di commenti e chiose ed interpretazioni da parte di esperti, psicologi, criminologi, parenti dei familiari, partecipanti a talk show, vicini di casa.

Lo spettacolo teatrale non partecipa a questo circo mediatico. Con il suo approccio "lento" al tema, con il suo riflettere sulle implicazioni della rappresentazione in scena, ad esempio della violenza, e il lungo lavoro di squadra sulla costruzione e ricostruzione psicologica del personaggio, propone al pubblico una rosa di letture diverse, e lascia il tempo naturale (biologico) per riflettere sul tema proposto. E' un modo di procedere che presuppone lavoro sul pubblico, lavoro sulla compagnia stessa (che si trova ad interrogarsi su che cosa significhi, oggi, essere "compagnia", se di intenti, per necessità oppure per chiave di lettura stilistica affine tra i membri), soprattutto in questo periodo di difficoltà culturale e sociale.

Si è dedicato spazio inoltre alle prime ipotesi di costumi, e di immagine coordinata per la locandina e il materiale di comunicazione al pubblico.

Nota critica al testo:

Il testo solleva questioni attualissime. Quella del singolo contrapposto alla massa. Quella del fine di ogni azione, destinata a fallire miseramente oppure a volgere per forza a favore del consorzio umano (dove per "consorzio umano" si può leggere: "a favore del sistema stesso che si vuole combattere"); si interroga su quello che la natura dà fin dal principio di un'esistenza, ed in particolare sulle possibilità di felicità, di realizzazione, di integrazione anche nel caso in cui i valori innati, il credo del singolo non sia quello della massa stessa. Solleva la questione del riconoscimento come individuo all'interno di una comunità inconsapevole, senza volto, e che diritto abbia questa comunità di decidere chi è individuo e chi no; pone il problema dell'azione buona oppure cattiva a seconda dei punti di vista, soprattutto quando si è in minoranza.

Il protagonista urla tutta la sua voglia di ribellione, cercando di essere riconosciuto come
nemico, pur di ottenere una qualche forma di considerazione che sia diversa da quella che una sorta di umanesimo vuoto e fine a se stesso, anzi: finalizzato solo al perdurare di se stesso al di sopra del destino del singolo. La particolarità del testo di Sarte è quella di non scagliarsi mai contro il "potere". Nemmeno una volta viene usata questa parola. Non c'è nessun riconoscimento da parte del protagonista di un antagonista politico oppure istituzionale, ma solo un'ideale massificato, oppure la natura stessa. "Avrei voluto parole che fossero mie" è una delle frasi centrali dello spettacolo, che ben indicano come il protagonista non voglia vivere la vita di altri, quanto piuttosto la sua; ma non potendo trovare un linguaggio alternativo, cerca di smontare quello attuale con un'azione, per quanto aberrante essa sia. Resta il dubbio, nel pubblico come nello spettacolo, se sia questa condizione del personaggio un vero e proprio atto di conferma del sè, nonostante sia "impolitico" come egli stesso afferma, oppure il lamento disperato di chi non nasce con la fortuna di credere nelle illusioni comuni, ma non ha nessuna speranza nè di cambiarle, nè di essere accettato.



12, 13 e 14 ottobre 2011, ore 13.00 > 18.00, presso BorderLand ex Zoo Parco Michelotti

Secondo e terzo giorno di prove! Si sperimentano gli spostamenti nello spazio, uno degli elementi chiave della poetica dello spettacolo, iniziando a montarli con le parti recitate della prima scena. Si operano delle scelte: il testo, risvegliato dalla sua staticità letteraria e rimesso in vita dall'interpretazione degli attori, inizia a diventare quello che si era pensato durante le analisi del testo, e qualcos'altro di inaspettato: inevitabilmente le sottolineature attoriali danno risalto a certi concetti piuttosto che ad altri. Si inizia anche a creare il gioco di spazi con quello che d'ora poi chiameremo l'antagonista; molto tempo viene speso alla ricerca del giusto ritmo, e a sperimentare le forze contrapposte e le tensioni tra protagonista e antagonista. Con Monica si inizia il lavoro di contestualizzazione scenografica, cercando di cogliere dal testo e dalla messa in scena possibili soluzioni di ambientazione.

A latere della sala prove, si inizia a lavorare alla promozione: parte un progetto laterale rispetto alle spettacolo, che vedrà applicate teoria e strumenti delle neuroscienze, e che ben si sposano con il tema della volontà che il testo dello spettacolo propone al pubblico. Ma non si tratterà solo di questo…




6 ottobre 2011, ore 13.00 > 18.00, presso BorderLand ex Zoo Parco Michelotti

Prima giornata di lavori per il Progetto Volontà Divisa. Presenti Nagi Tartamella e Emilio Bonelli (attori), Luca Atzori (regista), Monica Petronzi (costumista e visual designer), Alessandro De Caro (compositore), Andrea Roccioletti. Dopo una breve introduzione generale sui temi che verranno toccati dallo spettacolo, dagli obbiettivi che si vogliono raggiungere per sè e per il pubblico, si inizia con l'analisi del testo. Essendo un progetto che pone l'accento sulla possibilità di contributo da parte di tutti i suoi partecipanti, accanto alle esigenze di renderlo rappresentabile si instaura subito un'atmosfera di sperimentazione e condivisione dei punti di vista, così che anche il processo creativo sia formativo e soddisfacente per tutti.

I punti emersi durante il brainstorming alla lettura del testo riguardano alcuni tagli che si vogliono dare all'opera, e alle problematiche che esso solleva, e precisamente:

- E' un atto di denuncia da parte del protagonista
- E' percepibile la presenza di un elemento di disturbo rispetto alla volontà del protagonista
- Il protagonista odia gli uomini, e cerca di giustificare la sua visione di sè e del mondo
- Il protagonista ha in sè la rabbia della minoranza non rispettata e tenuta ai margini della società
- In metaforia, è come una democrazia che non ha anticorpi contro chi non crede negli stessi ideali
- E' nettamente percepibile un nichilismo di fondo
- E' in ballo anche il concetto di responsabilità del singolo
- Il protanosta cerca un "gesto" che lo elevi sopra la folla e lo distingua dal resto della massa
- E' una lotta tra due sistemi filosofici diversi, uno utilitaristica comunitario e uno personalistico
- Il testo è stato scritto all'alba della seconda guerra mondiale, e ha rimandi sottili al nazismo
- Il protagonista ha bisogno di essere riconosciuto come "antagonista" del sistema e vuole provocarlo
- Il protagonista ha bisogno di essere preso e incarcerato, per raggiungere questo status
- Il protagonista non vuole essere comandato da nessuno, nè avere dei fini che non siano suoi
- E' contro l'idea del fine personale che può convivere con il fine comune
- Il protagonista è un anarchico puro
- Il protagonista si sente l'unico sincero che ammette di non essere umanista
- Non nasconde cioè con fini umanistici i suoi desideri personali, ma ha il coraggio di dichiararsi "cattivo"

A proposito del lavoro di regia:

- E' stato fissato un calendario e un modus operandi, con un primo periodo di divisione in scene
- Prima della messa in scena del testo verranno condotti esperimenti sui movimenti in scena
- Verrà dedicato spazio allo studio della seconda forza in gioco, contrapposta a quella del protagonista
- Il protagonista vedrà e interagirà con gli effetti di questa seconda forza, ma non la vedrà mai
- Il protagonista non si "accorge" della presenza dell'altra forza se non negli effetti

Costumi e ambientazione d'immagine

- E' stato impostato il discorso sui costumi, e quello che dovranno rappresentare
- E' stata condotta una prima indagine su materiale cartaceo a proposito del "gusto" da dare a colori e temi
- Ci si è interrogati sul significato della possibile presenza di oggetti scenici

Musica:

- E' stato affrontato il problema delle musiche in scena
- Si lavorerà sul piano della coesistenza tra testo recitato e musiche, ma non solo:
- Si lavorerà su come mettere in scena il suono come "attore" con il quale interagire
- Per arrivare a questo, si proverà a leggere il testo abbinandolo a suoni specifici a seconda delle parti